Rencesione Critica “Hunky Dory” David Bowie- cinquant’anni di un album

Era il 17 Dicembre 1971 quando Hunky Dory venne rilasciato, e fu l’album rivelazione di Bowie

Dopo “The Man Who Sold The World”, l’album, non la canzone, Bowie ha rilasciato l’album Hunky Dory nel 1971.
Secondo fonti attendibili, tra cui libri, articoli online e di giornali che ho fisicamente (come Rolling Stones) e della stessa Wikipedia, David Bowie era perfezionista ma anche frettoloso. Le canzoni venivano registrate dopo al massimo tre prove. Bowie decideva qual era la migliore, e poi lo diceva. A volte qualcuno gli diceva “Ehi, si sente un suono di troppo in quel punto” e lui rispondeva “No, aspetta ascolta.” E quando veniva riascoltato tutto ciò che era stato registrato e che secondo Bowie era perfetto, si sentiva effettivamente una traccia pulita e perfetta, con grande stupefazione di tutti.

Il nome “Hunky Dory” invece viene da una frase, infatti “Hunky Dory” può significare in italiano “Rose e Fiori” e come racconta il general manager della Chrysalis Records, Bob Grace: “raccontai a David di un ex ufficiale della RAF, proprietario di un pub ad Esher, il cui vocabolario era infarcito di espressioni gergali come “prang” e “whizzo”. Un’altra era “è tutto hunky-dory”. Lo dissi a David e gli piacque moltissimo” Infatti quest’uomo diceva “O è tutto un disastro o è tutto hunky-dory”.

Fu da quest’album che la carriera di David Bowie partì realmente.

Vediamo quindi la mia recensione critica, quella dell’Angolo di Richard:

1)Changes: Tra le prime canzoni scritte da Bowie per l’album, “Changes” parla di come Bowie sia arrivato al successo dopo lo scioglimento della sua banda precedente, e l’arrivo dei così detti “Spiders From Mars” cioè “Ragni da Marte”.
In “Changes” Bowie dice di essere cambiato e di non riuscire a vedere il suo passato, che il tempo sta cambiando la sua situazione e lui stesso, ma canta “non riesco a tracciare il tempo”. La canzone è un rock ‘n roll all british puro, che termina con un sax fantastico. La canzone è un po’ balbettata, ma è perfetta per aprire l’album e per essere singolo (è stato pubblicato insieme ad “Andy Warhol”). Bowie si è ispirato alla PopArt per l’album, a Wharol, a Iggy Pop e Lou Reed, ma anche a Bob Dylan ed ai grandi di quel tempo.  Senza dubbio “Changes” suona come qualcosa di un po’alieno rispetto al suo stile, ma vedremo che è molto mutevole, e la canzone resta un’icona di David Bowie.

2)Oh! You Pretty Things: “Le cose carine” sono la nuova generazione che stanno “facendo impazzire mamma e papà”. Nella canzone Bowie parla di una nuova generazione che supererà la vecchia. La canzone come ritmo, assomiglia un po’ a “Changes” ma è più orientata verso una ballad in alcuni punti e un R&B in altri. Bowie, nel testo, fa riferimenti ad organizzazioni occulte, come “L’Alba Dorata”, un gruppo neo-nazista che studiava l’esoterismo, a visioni in cui vede crepe nel cielo da cui scorge la mano di Dio, e al concetto del Superuomo, incarnato dalle generazioni future. Questa canzone è un insieme di fantasie, visioni e incubi (ecco è uscito fuori il titolo del mio libro! Ma non è pubblicità occulta 😁) che portano la nuova generazione a superare quella precedente. La canzone per la musicalità viene senz’altro premiata, ma il testo è così intricato e visionario, sia ora che a quei tempi, che la canzone, pur restando autentica e bella resta un ottimo momento musicale, che si perde in un testo troppo complicato.

3) Eight Line Poem: Come dice il titolo questa è una poesia in otto righe:

“Il delicato cactus vicino alla tua finestra
Scruta la prateria della tua stanza
Il cellulare gira alla sua collisione
Clara mette la testa tra le zampe
Hanno aperto negozi nel Westside
Tutti i cactus troveranno una casa?
Ma la chiave della città
è nel sole che fissa i rami al cielo”

Nel testo Bowie parla di una stanza sterile, la sua vecchia arte, e di una cagnolina che attende qualcuno che non arriverà. I negozi del West Side (cioè della Costa Ovest, della California) vendono cactus che troveranno casa, cioè vendono arte secondaria, stupida, secondo Bowie, ovvero l’arte hippy e della West Coast, ma lui è la chiave. Un dichiarazione di auto-amore descritta in otto righe emblematiche e mai del tutto spiegate. La musica sembra una continuazione del pezzo precedente, e non è altro che un interludio, e anche se è molto interessante, resta una poesia musicata, un’idea comunque audace, e quindi promossa.

4) Life On Mars?: In questa canzone Bowie racconta una storia, quella di una ragazza che va al cinema, contro il parere dei suoi genitori, e che alla fine si annoia a vedere il film e pensa alla vita su Marte. La musicalità ci riporta a un incrocio tra “Changes” e “Space Oddity”, ed è un riferimento alla curiosità dei giovani, che non va stereotipata e che supera quella dei vecchi.  Il pezzo è iconico, sia per la sua composizione, sia per l’esecuzione vocale di Bowie sul pezzo. La sua voce suona perfettamente triste e ardita al contempo, rendendo “Life On Mars?” un pezzo unico.

5) Kooks: Questa canzone è la fine della prima parte dell’album, che va da “Changes” a “Life On Mars?”, ed è dedicata al figlio di Bowie, Zowie. Qui David dice cosa farà del figlio:

“Ti ho comprato un paio di scarpe
Una tromba che puoi suonare e un libro di regole
Su cosa dire alle persone quando ti prendono in giro
Perché se rimani con noi diventerai anche piuttosto eccentrico”

Lo raccomanda anche di non fare a pugni, perché lui non è abbastanza forte per fare poi a botte con i genitori dei compagni del figlio, e se quando farà i compiti non riuscirà, li getterà nel fuoco e prenderanno la macchina per andare in centro.

Insomma non proprio un genitore modello, ma la canzone è molto romantica, è un glam-rock appassionato e dedicato al figlio con amore e ironia. La melodia è soave e unica, una canzone senz’altro riuscita.

6) Quicksand: Il testo inizia dicendo “Sono vicino all’Alba Dorata” si tratta di una setta, già citata in “Oh! You Pretty Things”. Nel testo, David Bowie dice di essere nelle sabbie mobili, perché indeciso tra luce e oscurità, se seguire gli studi dell’Alba o se rimanere fedele a ciò in cui ha sempre creduto. Alla fine Bowie decide di abbandonare sia l’Alba Dorata che Dio, per credere solo nella morte che è l’unica certezza nella vita e manda tutto a quel paese. Nella canzone, David suona distaccato, come un bambino che recita, e nonostante il testo mesto, la sua voce suona come quella di un bambino disilluso. Forse uno dei pezzi più sottovalutati di “Hunky Dory” ma che non ha il potenziale di altri pezzi dell’album, quali “Life On Mars?” “Queen Bitch” e “The Bewlay Brothers”.

7) Fill Your Heart: La continuazione di “Quicksand” dice che certo, David Bowie non crede né in Dio né nell’esoterismo, ma ha deciso di non sprecare la sua vita in attesa della morte, ma di riempire il suo cuore di amore, perché sarà felice e libero. La canzone è sicuramente un pop felice e che sale di ritmo, ma anche qui la voce di Bowie suona fanciullesca e sognatrice, forse un po’ in falsetto, e alla fine di tutto, la trovo una delle canzoni più inconsistenti del progetto. Bowie vuole comunicarci come proseguirà la sua vita, riempendola d’amore, ma non è necessario all’album, è un buon momento, che termina con un suono scenico da clown, che si aggancia poi al fischio dell’inizio di “Andy Warhol”.

8) Andy Warhol: Inizia con una parte parlata un po’ disarticolata, e prosegue con un ritornello futuristico e che per quei tempi è paragonabile ad “ARTPOP” di Lady Gaga. La canzone è perfetta come singolo. Secondo la leggenda dell’attore Tony Zanetta, David la suonò ad Andy quando lo incontrò per la prima volta, ma lui se ne andò sdegnato. Bowie avrebbe avuto modo successivamente di parlare con lui. Nonostante lo sdegno inziale di Warhol, Bowie la registrò e la inserì nell’album, come omaggio al padre della popart. La canzone termina con degli applausi, quelli che Bowie desiderava da parte di Warhol.

9) Song For Bob Dylan: Questa canzone è dedicata a Bob Dylan (che David chiama col suo nome di Battesimo, Robert Zimmerman) e suona come una vera canzone di Bob Dylan, almeno nella strumentazione. Il testo parla del desiderio di Bowie che Dylan torni a fare canzoni “poetiche”. Una canzone a mio avviso molto bella, che meritava più successo, dove Bowie fa anche una sorta di “coming-out” per Dylan dicendogli che “la vecchia signora” (Edie Sedgwick, un’attrice e modella) ex moglie di Dylan, può essere rispedita a casa da un paio di canzoni del suo album precedente (di Dylan). La canzone è una vera dichiarazione d’amore a Dylan, sebbene David Bowie ammetta che probabilmente non si incontreranno mai, quindi non pensava che avrebbe avuto molto successo, perlomeno non quanto quello di Dylan. Bowie ha avuto grandissimo successo, e questo è un dato di fatto, e questa canzone con cui illumina uno dei suoi più grandi idoli è realmente iconica.

 10) Queen Bitch: La canzone è sicuramente uno dei glam-rock più affascinanti di sempre, con una chitarra che suona divinamente.
Il testo non è brutto, e lo trovo divertente e scherzoso, quasi una presa in giro dello stesso Bowie che perde il suo amante. Una canzone che è anche un tributo a una band che Bowie ha conosciuto, (Lou Reed e i Velvet Underground) e che quindi è molto importante. Sicuramente una delle tante pietre miliari nella storia della musica piazzate da David Bowie, forse meno conosciuta di altre perché controversa, ma a mio avviso “The Guardian” non si è sbagliato a metterla al secondo posto in classifica nelle migliori canzoni glam-rock nel 2013. Di certo non è un semplice glam-rock, si può notare, sia nella musica che nel testo, l’impronta di Bowie e della sua istrionica psichedelica mano.

11) The Bewlay Brothers: La canzone è dedicata al fratello di Bowie, che morirà suicida, come “All The Madmen” ed è profondamente poetica e contemporaneamente triste e deceduta, morta, ma mai piatta, con dei ritmi che vanno e vengono, effetti di voci sovrapposte, e molto intensa, nonostante sia lunga 5:28 vale la pena ascoltarla. Scriverò un articolo apposito su questa canzone. Molto triste e profonda, con il testo che è una vera e propria poesia, che però suona distorta e oscura nella mente del suo scrittore. Ampiamente promossa. Questa canzone è il tormento di David Bowie, una paura, un’ossessione, che prende vita prima da scritta e poi da cantata.

Voi cosa pensate di questo album? Qual è la vostra canzone preferita da questo? Una cosa che voglio dire ESPLICITAMENTE: mi dissocio da alcune interpretazioni di Bowie di Dio e dell’Alba Dorata; io sono Cristiano credente, e rinnego l’Alba Dorata, me ne dissocio totalmente, e – per quelli che mi conoscono- sappiate che non appoggio gli ideali di NESSUNA setta. Grazie.

Un saluto,

Richard 

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