Ecco la recensione critica delle 8 tracce più “mostruose” della carriera artistica di Gaga!
Lady Gaga ha spiegato che ogni canzone dell’album è legata ad un mostro, da quello della morte, a quello del sesso, a quello dell’oppressione causata dalla fama.
Ho già fatto articoli su alcuni di queste canzoni/mostri ma ora andremo a vedere traccia per traccia, con recensione critica, l’EP di 8 tracce che ha portato Lady Gaga ad un grandioso successo, poco prima dell’uscita di “Born This Way”.
1) Bad Romance: Canzone di Gaga per eccellenza, “Bad Romance” è stato il singolo che ha fatto più scalpore tra i suoi; non che i controversi “Just Dance”, “Poker Face” e “LoveGame” non ci fossero riusciti, o anche “Paparazzi”, ma “Bad Romance” è sicuramente quello che ha fatto più rumore mediatico, ed è diventato il simbolo del suo estro, della sua bizzarria e stranezza, quello che ha fatto denominare i suoi fan “Little Monsters” (“Mostriciattoli”) e lei “Mother Monster” (“Madre Mostro”) nonché l’archetipo di canzone che tutti si aspettano da lei.
“Bad Romance” è una canzone di alto livello, per un’artista pressoché nuova – in quel periodo – e che l’ha lanciata. Trovo la canzone fantastica, con un tipo di musicalità che riesce a catturare l’ascoltatore e poi a lasciarlo, per poi riprenderselo. Questo pezzo è formidabile e spiega il successo di Gaga. La canzone tratta del mostro delle relazioni, che impedisce a Gaga di legarsi con un uomo giusto e in modo stabile.
2) Alejandro: Una canzone latineggiante, “Alejandro”. La canzone rappresenta il “Mostro della Paura degli Uomini” perché gli uomini a cui si è legata le hanno fatto del male, e sarebbero, nell’ordine: Alejandro, Fernando e Roberto.
La canzone è sicuramente di matrice europea, ma ha fattori musicali tipici della musica latina, con elementi musicali – come la batteria – pesanti e insistenti. La canzone ci porta nel mondo di Gaga, ma non è la migliore canzone del progetto, a causa dell’insistenza delle note, anche se grazie al ponte si riscatta un po’. Resta comunque un buon pezzo, molto forte e che getta le basi rock per l’album successivo “Born This Way”.
3) Monster: Una canzone al contempo ironica (Lady Gaga ride durante alcune parti) e mostruosa. Gaga descrive la paura del “Mostro dell’Attaccamento” ovvero della morbosità. Nei testi Gaga parla di un uomo ossessionato da lei, ma che lei non riesce a respingere perché ne è ossessionata a sua volta, ma non è amore, è un morboso attaccamento. La canzone è un buon pop-rock, che come tutte le canzoni di questo EP ha un ponte memorabile.
Io l’avrei vista bene come singolo. Le background vocali maschili sono azzeccate, e la canzone è una pista in cui perdersi, che non puoi non cantare finché la ascolti.
4) Speechless: A mio avviso la migliore ballad di Gaga, questa canzone parla della “Mostruosa Paura della Morte” e Gaga l’ha dedicata al padre che ha subito un delicato intervento al cuore. Io l’avrei estratta come singolo, sebbene sia molto intima. La canzone mostra l’abilità vocale di Gaga, e la sua bravura nell’interpretare pezzi che possono apparire complicati per una nata con “Just Dance” ma che è una cantante sotto ogni aspetto. I cori e le background vocali, sono un altro punto di forza di questa canzone.
5) Dance In The Dark: Una delle mie canzoni preferite dall’album, insieme a “Speechless” e “Bad Romance”, questo pezzo parla del “Pauroso Mostro del Giudizio” e di come Gaga abbia paura a mostrarsi nuda durante un rapporto sessuale, perché il suo fidanzato la schernisce. Nel ponte quasi rap, (in realtà un pop molto veloce), Gaga cita diverse celebrità decedute per la paura del giudizio, tra cui anche Lady Diana. La canzone si sviluppa su un beat che si alza sempre di più, parte piano e poi si risolleva, e continua ad alternarsi. Il pezzo è un pop-rock di successo, dove Gaga spiega benissimo il mostro, e con testi per nulla banali. Peccato che non ci sia un video ufficiale, è una di quelle canzoni da pop-party, che vorresti ballare tutto il tempo.
6) Telephone: La canzone parla della “Paura di essere soffocata e intrappolata dai media” e dello stalking, che appare già in “Paparazzi”. La canzone era stata inizialmente scritta per Britney Spears, ma lei, dopo averne registrato una demo, l’ha scartata e rimandata a Gaga, che ci ha fatto un duetto con Beyoncé. Un duetto che ha portato fama a Gaga, ma che non mi dice nulla, Gaga poteva cantarla anche da sola. Si tratta di una canzone più adatta a Gaga che a Britney, ma forse è il pezzo che meno dice del progetto, poiché parla di tematiche già affrontate da Gaga. Trovo il duetto con Beyoncè inutile, ma Gaga canta bene i suoi pezzi. Una canzone altalenante a causa della collaborazione, che però ha dato molto successo alle rispettive interpreti. Non è tra le mie preferite, ma è una delle più dance del progetto.
7) So Happy I Could Die: Una canzone da club, allegra e solare, vivace, che tratta di sessualità, masturbazione, festa, alcolici. La canzone parla del “Mostro dell’Alcool” ovvero degli alcolici. Si può intuire che Gaga si è innamorata del suo migliore amico dai testi. Ha tutte le caratteristiche che un pezzo dance-pop deve avere, con un ritornello accattivante, musica festiva e testi altrettanto ipnotici. Un buon pezzo, che rende “The Fame Monster” un EP meno oscuro e più divertente.
8) Teeth: La canzone parla del “Mostro della Verità” e dell’autolesionismo. Si tratta di una traccia molto oscura, con testi che sembrano parlare di cannibalismo, e questo è il messaggio che passa se la canzone non viene esplorata e approfondita (leggete l’articolo cliccando sul link per capire di più). Si tratta di una traccia quasi esotica, con background vocali vivaci e distorte, che sembrano commentare verso per verso. Una canzone adatta come chiusura, anche se lascia la voglia di sentire qualcosa di più, “Teeth” è la perfetta fine dell’album, per i suoi ultimi cinque secondi di chiusura. Un pezzo realmente mostruoso, ma seduttivo nella sua musica tribale e disarticolata, che ci porta in una nuova dimensione d’ascolto rispetto agli altri pezzi dell’album. Sicuramente un pezzo che meritava di più, e che può essere considerato anche abbastanza esotico, tropicale e selvaggio.