XXVII giornata bambini vittime- Suzanne Vega- Luka – video, testo e traduzione

Il 7 Maggio si celebra la XXVII giornata dei bambini vittime, e Luka di Suzanne Vega descrive queste situazioni…

Oggi, XXVII giornata dei bambini vittime, voglio proporvi una canzone molto triste. Non che io non scriva mai di canzoni tristi, ma questa lo è particolarmente, perché la vittima è un bambino di nome Luka. La canzone – invece – è cantata da un’allora giovanissima Suzanne Vega, pubblicata nel 1987.

Luka fu il brano che permise a Suzanne Vega di diventare famosa, piazzandosi alla terza posizione dei singoli più venduti negli Stati Uniti dell’estate 1987.

La canzone inoltre è stata rilasciata come singolo il 21 Maggio 1987. Uno dei Lati B era la versione in spagnolo della canzone stessa.

Luka racconta la storia di un bambino che subisce abusi da entrambi i genitori, o forse anche da più persone poiché la Vega, parlando in prima persona – ma interpretando Luka, dice “loro colpiscono finché non piangi”.

Ispirazione

La canzone affronta il problema degli abusi sui minori . In uno speciale televisivo svedese del 1987, Suzanne Vega ha rivelato la sua ispirazione per Luka:

“Qualche anno fa, vedevo questo gruppo di bambini che giocavano davanti al mio edificio, e ce n’era uno, il cui nome era Luka, che sembrava un po’ diverso dagli altri bambini. Ricordavo sempre il suo nome, e ricordavo sempre la sua faccia, e non sapevo molto di lui, ma sembrava solo separato da questi altri bambini che vedevo giocare. E il suo personaggio è ciò su cui ho basato la canzone Luka. Nella canzone, il ragazzo Luka è un bambino maltrattato, nella vita reale non credo lo fosse. Penso che fosse solo diverso.”

In un video documentario olandese di “Top 2000 à gogo” nel dicembre 2018, Vega ha parlato del significato della canzone:
“Volevo scrivere di abusi sui minori… dovevo pensare a come scrivere di un argomento di cui nessuno parla.”

Video Musicale

Il video fu girato nel giro di tre giorni a New York City. L’attore che ha interpretato Luka è stato scelto su oltre 90 bambini che si erano presentati, ed era l’allora sconosciuto Jason Cerbone, diventato celebre con la serie televisiva I Soprano. Cerbone recitò in altre serie televisive e film, e anche nel video di Silent Night dei Bon Jovi. Si laureò in biologia, e tutt’ora intraprende una carriera da attore.

Testo, traduzione e analisi

(EN)

My name is LukaI live on the second floorI live upstairs from youYes I think you’ve seen me before
If you hear something late at nightSome kind of trouble, some kind of fightJust don’t ask me what it wasJust don’t ask me what it wasJust don’t ask me what it was
I think it’s because I’m clumsyI try not to talk too loudMaybe it’s because I’m crazyI try not to act too proud
They only hit until you cryAnd after that you don’t ask whyYou just don’t argue anymoreYou just don’t argue anymoreYou just don’t argue anymore
Yes I think I’m okayI walked into the door againIf you ask that’s what I’ll sayAnd it’s not your business anyway
I guess I’d like to be aloneWith nothing broken, nothing thrownJust don’t ask me how I amJust don’t ask me how I amJust don’t ask me how I am
My name is LukaI live on the second floorI live upstairs from youYes I think you’ve seen me before
If you hear something late at nightSome kind of trouble, some kind of fightJust don’t ask me what it wasJust don’t ask me what it wasJust don’t ask me what it was
They only hit until you cryAnd after that you don’t ask whyYou just don’t argue anymoreYou just don’t argue anymoreYou just don’t argue anymore
(IT)

Mi chiamo Luka
Vivo al secondo piano
Vivo al piano di sopra da te
Sì, penso che tu mi abbia già visto
Se senti qualcosa a tarda notte
Qualche tipo di problema, una specie di litigio
Solo non chiedermi cosa fosse
Solo non chiedermi cosa fosse
Solo non chiedermi cosa fosse
Penso che sia perché sono goffo
Cerco di non parlare troppo forte
Forse è perché sono pazzo
Cerco di non mostrarmi troppo orgoglioso
Loro colpiscono solo finché non piangi
E dopo non chiedi perché
Basta non discutere più
Basta non discutere più
Basta non discutere più
Sì, penso di stare bene
Sono entrato di nuovo nella porta
Se me lo chiedi, è quello che dirò
E comunque non sono affari tuoi
Immagino che mi piacerebbe stare da solo
Senza niente rotto, niente buttato
Basta non chiedermi come sto
Basta non chiedermi come sto
Basta non chiedermi come sto
Mi chiamo Luka
Vivo al secondo piano
Vivo al piano di sopra da te
Sì, penso che tu mi abbia già visto
Se senti qualcosa a tarda notte
Qualche tipo di problema, una specie di litigio
Solo non chiedermi cosa fosse
Solo non chiedermi cosa fosse
Solo non chiedermi cosa fosse
Loro colpiscono solo finché non piangi
E dopo non chiedi perché
Basta non discutere più
Basta non discutere più
Basta non discutere più

 

Analisi

Come disse Suzanne Vega nel 1987, gli abusi sui minori è un argomento di cui nessuno parla, o comunque parlava. Al giorno d’oggi se ne parla di più, ma molto poco nella musica Pop, questo è un dato di fatto.

Cliccando su questo link potete trovare una lista con tutte le canzoni che ne hanno parlato negli anni.

La canzone parla dal punto di vista di Luka, questo ragazzino maltrattato. Non si apprende molto, ma comunque tanto. Ad esempio lui è reticente a parlare del fatto, ma si riconosce come “goffo” e anche come “pazzo”.

Si scopre anche che i suoi giocattoli sono rotti, vengono rotti, lanciati, e lui si sente come loro. Inoltre, come se ciò non bastasse, probabilmente c’è un doppio riferimento: “buttato” corrisponde al verbo inglese “thrown” scagliare, lanciare, quindi probabilmente le persone che gli fanno del male in casa sua gli lanciano contro oggetti, li buttano addosso.

Il fatto che dica “cerco di non parlare troppo forte” indica delle insicurezze di fondo: ha paura che qualcuno possa sentirlo, non solo le persone che gli fanno del male, che vivono in casa sua – e che sono probabilmente i suoi genitori – ma qualunque cosa possa loro riferire che lui ha parlato della sua situazione.

Si capisce anche che i suoi genitori e aguzzini sono dei sadici:

“Loro colpiscono finché non piangi” Queste persone quando il bambino inizia a piangere, non smettono di picchiarlo per pietà – altrimenti le loro sarebbero crisi isteriche, potrebbero colpire qualsiasi persona finché questa non resta ferita o piangente e loro si risvegliano da uno stato di incapacità di intendere e volere – ma perché si divertono di meno se il bambino piange. Infatti aggiunge “e dopo non chiedi perché”. Quindi lui non può chiedere perché, (“and after that you don’t ask why”) altrimenti riprenderebbero a picchiarlo, quindi deve piangere, continuare a farlo finché non è sicuro che il loro sadismo si sia placato.

La parte dove dice “solo non discutere più” potrebbe far riferimento al fatto che i suoi genitori discutono tra di loro, poi se la prendono con lui per scaricare i loro problemi e le loro frustrazioni.

Ci sono litigi tutte le notti in casa sua, e il bambino si è chiuso a riccio, non vuole nemmeno che gli si chieda “come stai?”

Purtroppo, questa canzone, nonostante sia del 1987 riflette una situazione attuale. Oggi è la XXVII giornata del bambino vittima, istituita quindi nel 1996, ma che tutt’ora esiste. Al giorno d’oggi molti bambini vengono ancora maltrattati, dai loro genitori, da estranei, ma anche da pedofili – la giornata vede il bambino soprattutto vittima della pedofilia – che talvolta si nascondono dentro le mura domestiche.

Chiedo a chiunque legga questo blog, e che ha a che fare con bambini, di prestare MOLTA attenzione.

Chiedo agli insegnanti: guardate i loro disegni, guardate se si rappresentano senza braccia (in questo caso potrebbero sentirsi impotenti o essere vittime di pedofilia) se disegnano occhi cattivi (significa che si sentono osservati o che qualcuno li spia) come rappresentano le loro figure di riferimento. Ma fate molto discernimento, molta attenzione. In Italia c’è già stato il caso di Bibbiano dove era tutto sbagliato. Se voi – insegnanti – non siete sicuri su come stia un bambino, interrogatelo riguardo la sua famiglia, non solo i genitori, ma anche zii, zie, nonni e nonne. Chiedetegli di parlarvene in modo molto paziente, e se lui non vuole farlo, non insistete, ma cercate di portare lì l’argomento piano piano. Potrebbero anche essere amici di famiglia, fratelli o sorelle, figura di riferimento, altri insegnanti – ad esempio – o anche sacerdoti, educatori, a maltrattare il bambino. Abbiate il coraggio di scagliarvi contro i vostri colleghi se siete certi che stiano facendo del male ad un bambino. Osservate molto il carattere del bambino, cercate di seguirlo, di essere un punto di riferimento per lui. Un buon modo per farsi rivelare segreti è rivelare segreti. Ditegli qualcosa di vostro, che magari vi ha ferito, e lui vi racconterà qualcosa di suo. Non inventatevi storie: i bambini sono molto attenti e potrebbero accorgersene.

I maltrattamenti infine, non sono solo fisici, ma anche verbali. Per farvi un esempio concreto, io sono stato vittima di prese in giro e maltrattamenti verbali da parte della mia insegnante della Scuola Materna, Lilia B. .  Una persona che adesso quando mi vede per strada si comporta come una santarellina, ma che non è stata denunciata da mia madre solo perché quando io avevo 4 anni non c’era una legge specifica. Una persona crudele, che – verbalmente- mi giudicava nel mio modo di disegnare, di cantare, di ballare. Le altre insegnanti non le dicevano nulla non solo perché era capoclasse, ma anche perché era una delle insegnanti più vecchie della scuola, e c’era una sorta di nonnismo. Alla fine, questa B. venne cacciata – anche se lei dice di essersene andata via volontariamente- da quella scuola, quando i casi di bambini che finivano dalla psicologa per aver ricevuto maltrattamenti da lei aumentò, e il preside voleva evitare guai con la giustizia. Andò in pensione qualche anno dopo. Spero sia ancora viva e legga questo. Quando poi io andai alle elementari, trovai la maestra Margherita Marrone, deceduta qualche anno fa – ma che io ebbi la fortuna di conoscere prima che si ammalasse e che ebbi come insegnante di ruolo di Italiano, Storia e Geografia alle elementari per 5 anni. Io dicevo sempre che lei era la mia seconda mamma. Quando morì i miei genitori non vollero dirmelo per paura che potessi stare male, ma io lo scoprì comunque anche se in una maniera buffa… Il 14 Novembre di quell’anno la sognai, e lei mi disse di pregare per lei perché era morta. I miei genitori negarono, ma sapevano. Tuttavia non volevano darmi quel dolore. Il 30 Dicembre dello stesso anno, la mia vicina di casa mi disse che era morta, e io chiamai la famiglia di un mio ex compagno di classe delle elementari. Pensavano che fosse per gli auguri di fine anno, invece non appena questo mi salutò io dissi “È vero che è morta la Maestra Margherita?” “Sì, ancora qualche mese fa.” Io buttai giù il telefono e iniziai a piangere. Ma torniamo al discorso principale. La Maestra Margherita disse a mia madre – che conosceva bene – di aver ricevuto un rapporto terribile dalla scuola materna (quindi Lilia B. si inventava anche cose su di me) ma che lei non credeva alla B., perché conosceva la mia famiglia, e disse “io prima i bambini voglio conoscerli.” La Maestra Margherita, nel 2012, quando io ero in prima superiore, prima di morire, formalizzò anche una denuncia nei confronti della B. testimoniando quello che io le avevo raccontato e quanto scritto da lei nel rapporto, che risultava falso.

Alla fine ho perdonato Lilia B. ho capito che aveva una situazione da frustrata, anche se le parole che mi ha rivolto facevano molto più male delle botte, però voglio che tutti sappiano chi sia, per questo metto nome. Non posso mettere il cognome, comunque sì cari abitanti della ridente cittadina in provincia di Verona, se state leggendo è proprio quella che pensate.  Inoltre, Lilia, quando mio padre e mia madre andarono per parlarle, nel 2001, disse loro: “Sembrate una famiglia tanto bella fuori, ma siete marci dentro.” Chiunque la ricerchi su Google deve trovare questo.

Per quanto riguarda la mia cara Maestra Margherita, le voglio ancora un mondo di bene, e prego ancora per lei tutte le sere. Mio papà disse quando morì  che “La Maestra Margherita Marrone era molto più di una maestra, era un Angelo sceso in terra, ed è per questo che è salita così presto in cielo. Gli Angeli non possono restare a lungo.” Mia mamma invece diceva che “Era anche la mia Maestra. ” Anche se non ho mai capito in cosa.

Per questo vi dico, insegnanti, se avete colleghi che fanno male ai bambini, verbalmente e/o fisicamente denunciateli.

 

Ricordando questa giornata molto importante, vi ho parlato anche della canzone Luka (che entrerà di diritto nei problemi mentali) e mi raccomando! State attenti ai vostri bambini, che siano i vostri figli, i vostri studenti, o se sono sotto la vostra tutela.

 

 

Lascia un commento

Chiudi il menu
×
×

Carrello